Da oltre mezzo secolo, Nikon e NASA scrivono insieme una delle pagine più affascinanti della storia della fotografia e dell’esplorazione spaziale. Questa collaborazione, iniziata negli anni ’60, non solo ha documentato alcuni dei momenti più iconici dell’umanità nello spazio, ma ha anche spinto i limiti della tecnologia ottica, adattando strumenti terrestri a un ambiente ostile e senza gravità.
Le origini: dagli Apollo alla luna
Tutto ebbe inizio con il programma Apollo. Nel 1971, durante la missione Apollo 15, gli astronauti portarono sulla Luna la Nikon Photomic FTN, una versione modificata della Nikon F. Questa fotocamera a pellicola, progettata per resistere a temperature estreme (-180°C) e alla polvere lunare, scattò immagini che divennero simboli dell’era spaziale. Nikon aveva sostituito i lubrificanti tradizionali con versioni a secco per evitare evaporazioni nel vuoto, e rimosso componenti infiammabili per garantire sicurezza.
L’affidabilità dimostrata in quelle missioni aprì la strada a una partnership duratura. Negli anni ’80 e ’90, Nikon fornì fotocamere per gli Space Shuttle, mentre negli anni 2000 le reflex digitali come la Nikon D3, D4 e D5 divennero standard a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Modificate per resistere alle radiazioni cosmiche e alle vibrazioni dei lanci, queste fotocamere furono utilizzate per documentare esperimenti scientifici, passeggiate spaziali e persino la riparazione del telescopio Hubble.
La rivoluzione mirrorless: Le Nikon Z9 conquistano l’orbita
Nel 2024, Nikon ha segnato un nuovo capitolo con l’invio di 15 fotocamere mirrorless Z9 alla ISS. Questo modello, scelto per la sua assenza di parti meccaniche mobili, rappresenta l’evoluzione ideale per l’ambiente spaziale. Senza lo specchio delle DSLR, la Z9 evita rischi di malfunzionamenti in microgravità, mentre l’otturatore elettronico garantisce maggiore durata.
Le modifiche per lo spazio includono:
- Schermature antiradiazioni per proteggere i sensori.
- Batterie agli ioni di litio stabili in assenza di ossigeno.
- Lubrificanti spaziali che non congelano o evaporano.
- Ottiche NIKKOR con rivestimenti anti-condensa per gli sbalzi termici (-150°C a +120°C).
Queste fotocamere sono oggi utilizzate per:
- Monitorare i cambiamenti climatici con scatti ad altissima risoluzione (45.7 MP).
- Registrare in 8K le attività extraveicolari (EVA) degli astronauti.
- Supportare esperimenti scientifici, come la crescita di piante in microgravità.
Tecnologia spaziale, ricadute terrestri
La collaborazione con la NASA ha permesso a Nikon di testare tecnologie in condizioni estreme, migliorando i prodotti per il mercato consumer. Ad esempio:
- I rivestimenti anti-riflesso delle lenti spaziali sono ora usati negli obiettivi NIKKOR Z.
- I sistemi di stabilizzazione sviluppati per le vibrazioni dei razzi hanno ispirato l’IBIS (Image Stabilization) delle mirrorless.
- I materiali delle batterie “space-grade” hanno aumentato la sicurezza delle versioni terrestri.
Non solo: alcune innovazioni nate per lo spazio, come i sensori per la mappatura 3D, sono oggi utilizzate nei rover delle missioni Artemis sulla Luna e in futuro potrebbero essere impiegate su Marte.
Oltre la luce visibile: Nikon e l’astrofisica
Sebbene Nikon sia nota per le fotocamere ottiche, la sua expertise in ottica di precisione ha influenzato anche progetti scientifici. La giapponese JAXA, ad esempio, ha utilizzato specchi curvature Nikon per il telescopio a raggi X XRISM, lanciato nel 2023 per studiare buchi neri. Anche la NASA ha beneficiato di queste competenze: componenti ottici Nikon sono integrati in strumenti come NICER (Neutron Star Interior Composition Explorer), che dall’ISS analizza le stelle di neutroni.
Il futuro: Dalla ISS a Marte
Oggi, Nikon e NASA guardano alle prossime frontiere. Le Z9 sono candidate a diventare le fotocamere ufficiali delle missioni Artemis, che riporteranno l’uomo sulla Luna entro il 2026. Intanto, si lavora a:
- Sensori iperspettrali per analizzare la composizione del suolo marziano.
- Fotocamere autonome gestite da intelligenza artificiale, capaci di riprendere eventi imprevedibili come tempeste di sabbia su Marte.
- Ottiche resistenti alle radiazioni cosmiche per i viaggi interplanetari di lunga durata.
Conclusione: La fotografia come eredità universale
La collaborazione Nikon-NASA non è solo una storia di tecnologia, ma di come l’umanità cerchi di comprendere e raccontare l’ignoto. Ogni immagine scattata nello spazio – dalle prime foto lunari alle ultime in 8K dall’ISS – è un ponte tra scienza, arte e scoperta. Quando un astronauta guarda nel mirino di una Nikon, non sta solo premendo un pulsante: sta condividendo con il mondo un frammento di infinito. E forse, tra qualche anno, quelle stesse fotocamere ci mostreranno il primo sorriso di un essere umano su Marte.